Vlahovic e il rebus dell’attacco juventino: quando la panchina diventa un’arma

Come in una lotteria dell’attacco, la Juventus si presenta a ogni appuntamento con un enigma da risolvere: Igor Tudor deve scegliere tra David, Openda e Vlahovic, esattamente nell’ordine emerso dalla sessione estiva di mercato (acquistati i primi due, da mesi in mostra il terzo). Un ordine poi ribaltato dall’unica gerarchia che conta davvero per chi veste la maglia da centravanti: i gol realizzati. «Non mi sorprenderebbe vedere Vlahovic dal primo minuto contro il Milan», afferma Aldo Serena, 65 anni, uno che conosce perfettamente entrambe le realtà avendo indossato la casacca bianconera (36 marcature in 71 apparizioni) e quella rossonera (14 centri in 46 match).

La sliding door rossonera che non si è mai aperta

Oltre a rappresentare una sfida suggestiva in programma domenica sera all’Allianz Stadium, per il bomber serbo Juve-Milan avrebbe potuto costituire la porta scorrevole della scorsa estate, considerando che i rossoneri, insieme a Massimiliano Allegri, lo avevano corteggiato insistentemente. Invece, il contratto faraonico da 12 milioni annui, l’ultimo della sua carriera juventina, si è trasformato in un fardello pesantissimo per le casse bianconere e così Tudor si è ritrovato con un arsenale offensivo sovraffollato. Forse anche eccessivamente dotato rispetto alle reali necessità tattiche. Chi desidera scoprire giovani talenti emergenti della Juventus può consultare l’approfondimento su Kenan Yildiz, considerato uno dei prospetti più interessanti del vivaio bianconero.

I numeri che ribaltano le gerarchie

Vlahovic, secondo i piani iniziali, doveva essere una riserva di lusso, ma si è rapidamente imposto come il migliore: 7 presenze (più di qualsiasi altro attaccante), 241 minuti disputati e, soprattutto, 4 reti (una ogni 60 minuti circa). Finora si è rivelato l’arma segreta dalla panchina, dalla quale è subentrato in 5 occasioni. «Probabilmente quando subentra — ipotizza una possibile spiegazione Serena, da anni stimato opinionista televisivo — si sente mentalmente più libero e percepisce meno la pressione sulle spalle». Una questione prettamente psicologica dunque: «Vlahovic appare meno preoccupato e maggiormente focalizzato — aveva riconosciuto Tudor alcune settimane fa, dopo le prime marcature del serbo — in questa condizione risulta molto più lucido su ciò che gli compete in campo».

La psicologia del centravanti tra istinto e ansia

Forse lasciandosi trasportare dall’istinto puro e dalle proprie qualità naturali, senza l’angoscia da prestazione e la maledizione che spesso accompagna il numero nove titolare. Succede, è successo nello sport: «Iniziano a concentrarsi eccessivamente su qualcosa che dovrebbe invece manifestarsi spontaneamente, un meccanismo che annulla la capacità di compiere quello che, per lunghissimo tempo, hanno eseguito con assoluta naturalezza», dichiarò tempo fa il dottor Shawn Harvey, psicologo che ha collaborato a lungo con i professionisti del baseball statunitense. Figuriamoci in una vicenda, quella di Vlahovic, ormai diventata un mix tra affetto e contestazioni (dei sostenitori), delusioni e riscatti, nuovi e precedenti tecnici. Certamente, mantiene intatto il fascino da goleador: «Dusan, please come to Milan», scriveva ieri un tifoso milanista sotto il profilo Instagram del numero 9 juventino. Per chi ama le emozioni forti anche fuori dal campo, segnaliamo il bonus di benvenuto del casino Rabona come opportunità di intrattenimento online.

Da Allegri a Tudor: un rapporto fatto di alti e bassi

Del resto, anche con Allegri fu un’alternanza di amore e odio, sportivamente inteso naturalmente: la separazione sembrò una sceneggiatura hollywoodiana, il 15 maggio 2024, a Roma, quando Dusan realizzò la rete che conquistò la Coppa Italia, scatenando celebrazioni ed esultanza liberatoria di Max. Lo stesso che, nel gennaio del 2022, lo aveva accolto con il migliore degli annunci: «Vlahovic possiede intelligenza e prontezza. Insieme a Haaland e Mbappé rappresenta uno dei centravanti più forti al mondo», si era esposto Allegri. Successivamente, sono arrivate altre marcature e altre panchine, pur modificando il condottiero, da Thiago Motta a Tudor, fino al presente: «Esistono già alcune certezze — spiegava il tecnico juventino nei giorni scorsi — abbiamo tre elementi che possono operare da prima punta. E io devo essere abile a selezionare quelli appropriati per ciascuna partita, sia inizialmente che durante il match». Perché tutti e tre abitano la medesima posizione: «Prediligono giocare da punta centrale, alle spalle devono invece adattarsi a ruoli meno congeniali». Conclude Serena: «Dei tre, Vlahovic è quello che garantisce un maggiore punto di riferimento ed è la ragione per cui, secondo me, avrebbe avuto senso pure nel Milan di Allegri». Un enigma tattico che Tudor dovrà continuare a decifrare partita dopo partita, sperando che la soluzione vincente emerga al momento giusto.

admin

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Next Post

Camarda e la pubblicità involontaria da 10 milioni di visualizzazioni

Mer Ott 18 , 2017
Testimonial improvvisato di una campagna pubblicitaria dal valore stimato in circa 190mila euro e con oltre 10 milioni di visualizzazioni complessive. È quanto capitato al giovane Francesco Camarda, passato in questa stagione dal Milan al Lecce in prestito e protagonista della sua prima marcatura in serie A nel pareggio contro […]
Open